Due chiacchiere con Alessia Oggiano di The Big Now

ALESSIA OGGIANO, CO-FOUNDER & MANAGING DIRECTOR, THE BIG NOW

The Big Now è un’agenzia di comunicazione full service pensata per l’era digitale. All’interno della struttura completano il ‘know-how’ la casa di produzione video The Big Angle, un team dedicato al Media & Performance Marketing e un team dedicato agli Eventi.

 

Per quale motivo pensi che il Branded Entertainment sia una leva di comunicazione utile per le aziende?

Sono diversi i motivi per cui lo ritengo uno tra gli strumenti utili per la comunicazione delle aziende, il principale è legato alla sua capacità di raccontare il punto di vista del brand con tempi e ritmi che altre leve non riescono a garantire.
Sempre di più i consumatori non scelgono i prodotti, ma scelgono l’approccio che l’azienda ha verso la creazione dei suoi prodotti o servizi e le diverse forme che il brand entertainment può sostenere (un video, un libro, un evento, una musica…) hanno la capacità di focalizzare il racconto proprio sull’approccio, lavorando quindi sul suo purpose.
Questa possibilità di ritornare a parlare del valore del brand e farlo in modo rilevante, rende il BE una leva oggi necessaria ed efficace.

Secondo la tua esperienza, in quale direzione sta andando il mercato? Quali trend ci si può aspettare per il futuro? 

Il mercato vive nell’epoca della condivisione, del contenuto non subito ma cercato e nel tentativo di essere rilevanti i brand lottano per attirare l’attenzione, modificando canali e linguaggi. Non sempre in modo credibile e rilevante.
I brand dovrebbero essere più audaci, provare a iniettare dei cambiamenti nei loro piani marketing e non solo in quelli di comunicazione, fare delle scelte più chiare, provare a dare un punto di vista “proprio” sul mondo in cui operano.
Il trend futuro per il branded entertainment? Continuare ad esplorare forme alternative come la musica.

Quali sono secondo te le principali criticità ancora da affrontare oggi per lo sviluppo del mercato del BE e come si possono superare?

Sicuramente i brand devono capire le proprie potenzialità strategiche, investendo maggiormente su iniziative di medio e lungo termine. Guardare a content strategy meno tattiche che quindi nel tempo riescano a creare relazione con le persone. Questo vuol dire investire, crederci economicamente, vivere e operare nell’oggi, cavalcandone le tendenze, ma avere la pazienza di raccogliere i frutti anche nel tempo.
L’ostacolo più grande al momento è la volontà di investire su progetti brand centrici di ampio respiro e meno tattici.

Quale progetto nazionale o internazionale dell’ultimo anno ti ha colpito maggiormente e perché?

Come non citare “MAGARI MUORI – Romina Falconi“, per il fatto di aver innovato anche il BC con l’uso della musica oltre che per le verità raccontate
Altri progetti, come quelli di P&G, sempre capace di toccare le giuste corde con produzioni molto valide su racconti di tematiche sempre attuali, uno per tutti quello sulle bellezze diverse.

Ci parli di uno degli ultimi progetti di BE al quale hai collaborato? 

Scelgo l’ultimo nato in casa di The Big Now, un progetto di branded content realizzato per Moulinex con lo Chef Bruno Barbieri, e lo faccio per l’immediatezza e la semplicità con la quale siamo riusciti a creare una storia capace di trasferire i valori portanti del Brand, del prodotto Companion e dello Chef attraverso un’unica metafora di racconto: generosità, intuitività, creatività e community.
Gli emotional benefit di Cusine Companion, sono infatti gli stessi 4 valori che hanno portato Bruno Barbieri a diventare uno dei più grandi e noti chef italiani.
Guardando allo scenario internazionale, siamo perfettamente consapevoli che si tratta di un output ancora perfettibile in termini di concetti e bilanciamento tra Equity di Brand e Ambassador, ma siamo fieri del risultato e continueremo a lavorare in questa direzione per alzare l’asticella progetto dopo progetto.

Guardando al futuro, c’è un progetto, un’idea, un tema su cui ti piacerebbe lavorare e su cui il BE potrebbe essere una leva vincente?

Come no, due temi per cui il BE può essere vincente sono l’attenzione all’ambiente/sostenibilità e la diversity in senso trasversale. È il prossimo progetto che vorremmo tirare fuori dal cassetto, molto attuale e di grande respiro.

Il tema dello scorso OBE Summit è stato BE Original Brave Entertaining: secondo te in Italia i brand oggi sono originali, coraggiosi e capaci di intrattenere? O pensi ci sia ancora la necessità di lavorare per giungere a questi traguardi?

Di sicuro c’è ancora tanto da fare perché è un territorio giovane su cui prevale la confusione: quali attori mette in campo, quali mezzi, quali budget ma anche cosa davvero vuol dire fare BE, spesso confuso con il placement o le sponsorizzazioni. Non so se lo chiamerei coraggio, non per forza dobbiamo essere coraggiosi, piuttosto mettere l’accento sulla capacità di mantenere la coerenza nel cambiamento. Evitare di cavalcare dei temi solo perché di tendenza quando il brand non ha tanto da dire o non può mantenere una posizione coerente con gli stessi nel suo operato quotidiano.
Quindi c’è da fare da parte di tutti gli operatori, compresi noi.

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