il ROI dei branded content – test made in USA

Advertising Age pubblica un interessante articolo che fotografa il crescente bisogno di metriche adeguate per il calcolo dell’efficacia delle attività di branded content marketing.

Jack Neff  illustra un paio di soluzioni ideate da player americani. La prima è proposta da Barefoot Proximity, del gruppo Omnicom BBDO, che gestisce siti multibrand di P&G (che investe in US tra il 25% e il 35% in attività digital) come HomeMadeSimple.com e PGEveryday.com: lo strumento di Barefoot Proximity usa un sistema sviluppato internamente che usa dati di Google Analytics per misurare  da una parte la reach – e in particolare la ‘nuova copertura’,  dall’altra l’engagement – su fattori tipo topics, authors e linguaggi. Il CEO di Barefoot Chris Evans la chiama ” Darwinismo del contenuto,” con l’idea che il contenuto evolva costantemente per funzionare al meglio.

L’altra proposta è di Idio Platform (una ‘tech company’ specializzata nella content-optimization), che in collaborazione con MXM (Meredith Xcelerated Marketing) per clienti come Unilever, Kia Motors e GlaxoSmithKline misura non tanto il ritorno sulle vendite, ma il ‘costo per impatto’ o per persona raggiunta. In un test su un panel di 100 marketers in Svezia, Idio Platform ha determinato un costo per impatto oscillante tra i 50¢ e i $50.

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