Che il gioco e l’intrattenimento siano due concetti complementari, che stimolino l’interazione e il coinvolgimento non è affatto un segreto.
Che il marketing abbia da tempo saputo cogliere le infinite possibilità offerte dal gioco, proponendo una visione ludica dell’esperienza di brand, è acclarato da parole quali advergaming, che descrivevano, già nel 2005, un mercato da quasi un miliardo di dollari negli States.
A dimostrare l’efficacia dell’approccio ludico poi un lungo filone di case di successo e molte ricerche, l’ultima delle quali, di Burson Marsteller, conferma la tendenza, dimostrando come l’ironia, la multimedialità e l’engagement prima, durante e dopo un evento (in questo caso il Super Bowl) pagano, purché coerenti con posizionamento e obiettivi di brand.
Quello che cambia oggi è la possibilità di unire le potenzialità offerte dal gaming con una narrazione, una storia unica che amplifichi l’esperienza di brand e conduca a nuove direzioni nel perimetro dell’engagement.
Due iniziative presentate a gennaio ci aiutano a capire di cosa parliamo e in che maniera il gaming può inserirsi proficuamente in una strategia di branded entertainment: Playstation e LEGO.
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