Due chiacchiere con Shahin Javidi di Brandstories

SHAHIN JAVIDI, CEO, BRANDSTORIES

Brandstories è specializzata in brand storytelling e branded entertainment: mette al centro di ogni progetto le sfide di business e gli obiettivi di comunicazione del cliente, che affianca in tutte le fasi, dall’ideazione creativa alla produzione esecutiva, dalla distribuzione dei contenuti alla misurazione dei risultati ottenuti.

 

 

Per quale motivo pensi che il Branded Entertainment sia una leva di comunicazione utile per le aziende?

Perché rappresenta il modo più efficace per unire la comunicazione dei brand alle passioni dei consumatori.

Secondo la tua esperienza, in quale direzione sta andando il mercato? Quali trend ci si può aspettare per il futuro?

Tralasciando le micro-tendenze momentanee (video più o meno brevi, quadrati vs. landscape, testimonial vs. influencer, IG vs. YouTube etc.) la tendenza storica più importante, secondo me, è caratterizzata dalla emancipazione dei brand. Se guardiamo le cose con un po’ di distacco, vediamo un passato in cui gli editori facevano i contenuti e i brand facevano gli inserzionisti o, tuttalpiù, gli sponsor di contenuti altrui.

E ci sarà un futuro in cui i brand saranno selezionatori e creatori di contenuti per le proprie community (consumatori, collaboratori, stakeholder etc.). Nel mezzo c’è uno dei più grandi rivolgimenti dell’industria della comunicazione di tutti i tempi. E come in tutte le rivoluzioni, il percorso sarà irto di ostacoli, di battute d’arresto e di ritorni temporanei al passato.

Quali sono secondo te le principali criticità ancora da affrontare oggi per lo sviluppo del mercato del BE e come si possono superare?

Penso che il principale ostacolo allo sviluppo del mercato del BE sia la non disponibilità di metodi e di metriche affermate e condivise di misurazione di efficacia delle iniziative.

Capita spesso che le aziende, dopo mesi di valutazione di diverse proposte di BE, alla fine decidano di dedicare tutto il budget a investimenti “tradizionali”. E la scelta non è mai tra una proposta di BE e un’altra, ma tra BE e “qualcosa di più tradizionale e rassicurante”. In realtà, ad essere rassicurante è solo il fatto che nessun Direttore di Comunicazione può essere criticato per aver investito in pubblicità tradizionale (che può essere misurato con metriche consolidate e condivise) mentre con BE tutto è ancora molto opinabile.

Devo dire che, nell’ultimo anno, OBE ha fatto passi da gigante in questo senso, con iniziative e progetti che spero proseguiranno ancora.

Quale progetto nazionale o internazionale dell’ultimo anno ti ha colpito maggiormente e perché?

Recentemente mi ha colpito l’operazione Burger King “Blank Whopper” che toccava un tema importante che è quello del diritto di voto e dell’importanza di esercitarlo con consapevolezza (legato alle elezioni in Brasile appena concluse).

È il classico esempio di come un’azienda possa posizionarsi in merito a grandi questioni del mondo, con una iniziativa relativamente piccola e un budget limitato.

Ci parli di uno degli ultimi progetti di BE al quale hai collaborato?

Tra i progetti su cui abbiamo lavorato in questi ultimi mesi ne citerei uno legato al lancio di un nuovo prodotto da parte di Bio-Oil, che sarà in commercio in tutta Italia proprio nel mese di novembre.

Lavorando fianco a fianco con l’agenzia di comunicazione Ideal, abbiamo creato un percorso che ha previsto degli storyshow (eventi live, con storie di piccole e grandi rivoluzioni femminili raccontate dalle partecipanti: farmaciste, giornaliste e blogger); una campagna digital con la pubblicazione di alcuni video per il web; e un’iniziativa di comunicazione interna all’azienda.

Il tutto incentrato sull’importanza della condivisione di emozioni, momenti di vita ed esperienze personali.

Guardando al futuro, c’è un progetto, un’idea, un tema su cui ti piacerebbe lavorare e su cui il BE potrebbe essere una leva vincente?

In Brandstories ci appassiona molto il tema di “women empowerment”, sul quale spero di poter presto annunciare una bella iniziativa.

Progetti volti a valorizzare e sostenere la partecipazione delle donne – di tutte le età, a cominciare già dalle ragazze e dalle adolescenti – nei diversi campi. Non solo in quelli tradizionalmente considerati “da donna”, ma in tutti gli ambiti della vita e della società: dalla politica all’alta finanza, dall’industria alla cultura e allo sport, dove è giusto che le donne conquistino tutto il potere e la visibilità che meritano.

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