NICOLA BERTONA, Co-founder & CEO, TWENTYFOURSEVEN PRODUCTION
TWENTYFOURSEVEN Production è composto da professionisti della comunicazione digitale, nati dall’evoluzione dei nuovi media, che si sono affermati attraverso la creazione di contenuti capaci di conquistare milioni di utenti. Dall’influencer al creator, dalla community alle soluzioni di social broadcasting: il BRAND diventa protagonista, regista, editore. Obiettivo? Non solo comunicare, ma fidelizzare gli utenti diventando il loro intrattenimento ed accompagnandoli negli anni a venire
Il vostro parco talent contempla soggetti molto diversi. Cosa distingue un talent da una persona che comunica per hobby? Perché i talent servono alle aziende?
Abbiamo diversi talent con diversi toni di voce, diverse personalità e un pubblico di riferimento diverso uno dall’altro proprio per evitare sovrapposizioni. Oggi il talent è sempre più un creator e sempre meno un influencer; deve fidelizzare costantemente i followers, ovvero l’utenza, e conquistarne nuovi attraverso una propria forma di intrattenimento riconosciuta dalle masse, l’utenza appunto, che si esprima attraverso un mix tra creatività, costanza e personalità. Le persone che comunicano per hobby rispetto a un talent hanno una differenza di periodo, ovvero chi comunica per hobby è un aspirante talent all’inizio del proprio esperimento sociale: dovrà creare contenuti, riuscire a generare un engagement importante, avere un gruppo di followers intorno a sé che sia fidelizzato. Solo dopo questo percorso tra qualità e perseveranza potrà dichiararsi e riconoscersi come talent, senza però incombere alla problematica di talent meteora. Questo sta diventando sempre più un problema, dove il talent arriva a una buona popolarità ma poi, non riuscendo ad aggiornare il proprio repertorio e dando agli utenti un buon motivo per seguilo, torna allo stato di aspirante talent.
I talent servono alle aziende perché hanno una dinamicità di comunicazione e di racconto personale legata ad un target di riferimento. Non c’è forma di intrattenimento migliore se non quella riconosciuta di una massa di utenza fidelizzata a un talent. In questo modo il brand, utilizzando il talent e i followers del talent, può uscire dalla sua bolla pubblicitaria avvicinandosi cosi a un’utenza che, attraverso i social, è molto più recettiva e intima.
Tra i vostri prodotti di punta c’è il social broadcasting. Di cosa si tratta?
Due anni fa siamo stati i primi ad anticipare i social format, l’avvenimento tra community e talent in cui il talent viene visto come attore, presentatore e inviato in uno stile più televisivo, mentre la community diventa il canale di distribuzione. Questo come nuovo broadcaster da un punto di vista distributivo, considerando anche i milioni di utenti raggiunti. Diamo vita cosi ai primi format della Social Mobile Vision, proprio perché il primo device utilizzato è lo smartphone. I brand, acquistando o co-producendo format, assumono per la propria strategia marketing un duplice valore, che non è da sottovalutare. Da una parte la valenza del talent come artista da un punto di vista qualitativo del format e di seguito principale, i followers del talent; dall’altra una fidelizzazione della community con i propri milioni di utenti fidelizzati, quindi più propensi a ricevere un contenuto di intrattenimento da parte della community. Questo è un valore di intrattenimento e engagement unico capace di valorizzare le attività pubblicitarie del brand, il suo messaggio pubblicitario e il percepito, le conseguenti azioni di comunicazione sugli altri media. Il brand prosegue la sua strada verso l’intrattenimento e l’editoria.
Uno dei vostri asset è l’ascolto delle community che, in queste settimane, sono diventate sempre più grandi. Cosa non deve mai dimenticare un’azienda che intende proporre il proprio prodotto a questo interlocutore?
Le community hanno sempre più un ruolo da protagoniste all’interno dell’intrattenimento quotidiano degli utenti, mentre
lo smartphone è il device principale. Un’azienda, un brand non devono mai dimenticare che le community hanno un loro tono di voce, da non inquinare eccessivamente; hanno delle prevalenti tematiche da considerare; hanno un’utenza fidelizzata e conosciuta attivabile in precise modalità. Se la community ha mantenuto milioni di followers nel tempo, ci sarà un motivo. Lasciamoci quindi consigliare e condurre dalle community per raggiungere il migliore risultato. Rendiamo protagonisti gli utenti allontanandoli da pubblicità standard e prevedibili. Ricordiamoci quali sono i device utilizzati dagli utenti in quale modalità, in quali orari, per quanto tempo. La community è il nuovo broadcaster, con regole sociali differenti ma ben precise. Sono infatti le community ad anticipare e perfezionare queste regole, mettendole a disposizione dei brand.