ANDREA DELLA BELLA, CEO, COMUNICA MEDIA
Comunica è un’agenzia creata da giovani professionisti esperti nel mondo del giornalismo e della comunicazione. Sono un’agenzia creativa e dinamica. Un gruppo di professionisti al servizio di enti pubblici e privati a cui forniscono una visione strategica per comunicare idee e raggiungere obiettivi.
Siamo ormai a 2021 inoltrato: quello che ci sembra di osservare è che continuano a protrarsi le difficoltà legate alla pandemia ma forse una nuova normalità sta già prendendo forma. Guardando al futuro, secondo te quali sono gli insegnamenti, nel bene e nel male, che ci porteremo dietro?
Gli effetti di un evento come la pandemia hanno caratteristiche differenti sia riguardo la possibilità di perdurare nel tempo che nella distinzione, con un termine oggi diventato abbastanza comune, tra quelli “buoni” e quelli “cattivi”. Tra quelli “buoni”, che mi auguro possano perdurare, è la capacità di fare sistema, vedi quanto è accaduto con il nuovo iter per realizzare i vaccini, in cui sia l’impegno economico dei governi che la volontà delle aziende farmaceutiche di condividere l’attività di ricerca ed i protocolli, hanno permesso di raggiungere un risultato più che sorprendente, da molti anni a pochi mesi per avere non un solo uno ma più vaccini. Questo dovrebbe farci riflettere che non dobbiamo attendere il disastro, vedi le tematiche ambientali, per un agire comune che risolva criticità apparentemente insormontabili. Tra quelli “cattivi”, che mi auguro ovviamente non perdurino, è la maggior diffidenza che potremmo definire globale, verso tutto e tutti. Molti di coloro, principalmente virologi/tecnici e politici, che avrebbero potuto e dovuto agire per aiutarci a non smarrire i riferimenti nella tempesta perfetta, hanno invece aumentato la diffidenza, prima verso i numeri della pandemia, poi per le cure ed infine anche riguardo i vaccini stessi generando in molti un profondo sconforto, da cui la mancanza di fiducia e la diffidenza generalizzata. Riguardo l’economia io credo e spero che “fare sistema” sia un insegnamento che declineremo nella nostra esperienza quotidiana, sia tra le nostre agenzie che tra le aziende.
Secondo la tua esperienza, nel 2021 il mercato del branded entertainment in che direzione si svilupperà?
Il brand entertainment, ma anche la comunicazione, ha per il 2021 il difficile compito di essere ancora più credibile e di rassicurare coloro a cui si rivolge. Per poterlo fare è necessario, con un ulteriore impegno, che il messaggio veicolato sia coerente con la specifica missione, pertanto con le intrinseche caratteristiche del prodotto o servizio in oggetto, ma anche con l’organizzazione-azienda che lo ha realizzato o distribuito. Diversamente gli interlocutori, coloro che sarebbero stati i potenziali utilizzatori-clienti, comprenderanno facilmente che quanto comunicato è distante dagli effettivi contenuti e valori degli stessi prodotti-servizi, con la conseguenza di rifiutarli anche in futuro. Per evitarlo dobbiamo realizzare contenuti per il BE caratterizzati da professionalità dell’ideatore-esecutore e dalla spontaneità del messaggio, che dovrà essere sempre meno artefatto e dovrà quindi riflettere verità e non “costruzioni”. Questo sarà fondamentale nel nuovo percorso di un brand nel diventare un “love brand”.
E’ recentemente arrivato in Italia “Clubhouse”, il nuovo social network solo audio che permette di creare stanze in cui discutere a voce dei propri argomenti preferiti. Cosa pensi di questa nuova applicazione? Ritieni possa essere uno strumento efficace di comunicazione per i brand?
Clubhouse è la novità social, in Italia da maggio 2020, ma non necessariamente sarà, perlomeno nel breve periodo, anche un efficace strumento di comunicazione: ad esempio oggi è operativa solo tramite iPhone. Non avrei fretta di doverlo presidiare, prima dovremo studiarne l’evoluzione e poi decidere se considerarlo uno dei possibili strumenti per il mix necessario a realizzare un’efficace strategia di comunicazione. L’applicazione ha probabilmente stupito molti di noi addetti ai lavori, essendo basata sulla sola voce come protagonista. La citazione ed il pensiero dello psicologo T. Hughes può esserci di aiuto: dobbiamo comprendere quando la tecnologia, come in questo caso una nuova piattaforma, passa da determinata a determinante, da essere stata pertanto “creata per” a diventare essa stessa in grado di influenzare noi.